(Adnkronos) – Spopolamento e invecchiamento della popolazione ma anche un’offerta culturale da valorizzare. Le aree interne del Paese sono, allo stesso tempo, aree problematiche e un patrimonio da difendere. Secondo la nuova mappatura della Strategia nazionale delle aree interne (Snai), il 48,3% dei Comuni italiani si trova in territori caratterizzati dalla difficoltà ad accedere a beni e servizi fondamentali, ovvero sanità, istruzione e mobilità. Il 44,8% dei Comuni delle aree interne si concentra nelle regioni del Mezzogiorno, particolarmente in Basilicata, Molise, Sardegna e Sicilia. Nei Comuni delle aree interne vivono circa 13 milioni di persone e i territori sono diffusamente caratterizzati da spopolamento e invecchiamento della popolazione. Nonostante le diverse fragilità, tali territori sorprendono per la ricchezza e la varietà dell’offerta culturale: il 29% dei Comuni delle aree interne ha almeno un museo, un monumento o un sito archeologico. Rispetto al totale di 4.416 luoghi della cultura censiti in Italia dall’Istat nel 2022, 1.740 si trovano nei Comuni delle aree interne, pari al 39,4% del totale, percentuale che sale al 48% quando si tratta di aree o parchi archeologici. A livello nazionale, le aree interne più ricche di siti e strutture del patrimonio culturale si trovano in Toscana, Sardegna, Emilia-Romagna e Lombardia. In Sardegna, a fronte di 263 tra musei, gallerie, aree archeologiche, complessi monumentali, 178 sono localizzati nelle aree interne. Il dato espresso in valori percentuali corrisponde a quasi il 68% del totale delle strutture culturali sull’Isola, nettamente superiore alla media nazionale del 39,4% e, a livello regionale, dietro soltanto a Basilicata (86,8%) e Molise (71,4%). In particolare, la Sardegna si distingue per il numero di aree archeologiche, 61 su 298 del totale nazionale, pari al 23,2%. Dei 61 siti archeologici dell’Isola, il 78,7% si trova nelle aree interne e spesso meno frequentate dai grandi flussi turistici che si concentrano, per lo più, lungo le coste. La densità di offerta culturale varia notevolmente da un’area interna all’altra del Paese. Infatti, se nel 2022 la media nazionale è di 2,7 luoghi del patrimonio culturale ogni 10 mila abitanti delle aree interne, il numero cresce sino a 13 in Valle d’Aosta, seguita dal Piemonte con 6,5 e dal Friuli con 6,3. La Sardegna si piazza al sesto posto con 5,1 strutture culturali per 10 mila abitanti. Dei 178 luoghi della cultura e strutture culturali censiti dall’Istat nel 2022 nelle aree interne sarde, 107 sono musei, gallerie, raccolte e collezioni d’arte, 48 sono aree o parchi archeologici, 23 monumenti o complessi monumentali. In percentuale, sul totale del patrimonio culturale dell’entroterra della Sardegna, il 60% sono musei e gallerie d’arte, poco più del 27% è rappresentato da siti archeologici, il 13% circa è costituito da monumenti e complessi monumentali. Entrando nel dettaglio delle diverse tipologie del patrimonio culturale, oltre un quarto dell’offerta dell’entroterra sardo è costituito da aree archeologiche (25,3% del totale). Seguono con il 16,9% del totale le strutture etnografiche e antropologiche, quindi quelle archeologiche con il 10,7%. Numeri che raccontano della storia e della cultura millenaria del territorio, ma non mancano strutture dedicate all’arte moderna e contemporanea, che rappresentano il 7,3% del totale dell’offerta culturale dell’entroterra sardo. Per quanto attiene alla titolarità delle strutture, il patrimonio culturale delle aree interne della Sardegna nell’80,3% dei casi appartiene a soggetti pubblici, una delle percentuali più elevate tra le regioni italiane. Per contro, solo il 19,7% ha titolarità privata. Complessivamente, nel 2022, sono stati 1.194.593 i visitatori dei musei e delle strutture delle aree interne della Sardegna, dei quali oltre 923 mila hanno pagato un biglietto di accesso. Da notare che oltre l’87% di tali strutture prevede una forma di accesso a pagamento, una percentuale decisamente superiore a tutte le altre regioni, mentre solo l’11,8% è gratuito. In quanto all’affluenza per singola struttura, il 33,1% ha registrato un numero inferiore a mille visitatori, il 35,4% ha avuto tra 1.001 e 5.000 visitatori. Solo una percentuale minima (0,6%) ha avuto un numero elevato di visitatori compreso tra 100mila e 500mila. Quasi il 60% dei luoghi della cultura dell’entroterra sardo ha registrato una netta maggioranza di visitatori italiani ovvero oltre il 70%. Nel dettaglio, il 26,9% delle strutture ha registrato tra il 50% e il 70% di pubblico italiano. Parallelamente, c’è anche il 3,4% di strutture che non ha registrato nessun visitatore straniero. Musei e istituti similari delle aree interne sarde vedono impiegati nel complesso 1.110 addetti con una media di 6 persone per struttura, in linea con la media nazionale. Nello specifico, il 30,3% di esse ha tra 6 e 10 addetti, il 23% ha 4 o 5 lavoratori, il 20,2% ne ha 2 o 3. Soltanto il 5,6% delle strutture ha più di 15 impiegati, ma c’è anche l’1,7% che non dichiara alcun occupato in maniera prevalente. Per funzionare, le strutture culturali fanno affidamento sia sugli introiti dei biglietti d’accesso che su altri proventi. In fatto di incassi dovuti ai biglietti, la percentuale più elevata di strutture ovvero il 17,3% ha entrate lorde comprese tra 2.501 e 5.000 euro, segue il 16,7% che incassa meno di mille euro. Solo nell’1,3% del totale la vendita dei biglietti porta entrate considerevoli, comprese tra 500 mila e 1 milione di euro. Tra le altre tipologie di entrate, il 49,4% delle strutture ha proventi derivanti da servizi offerti al pubblico, il 48,3% da contributi e finanziamenti pubblici, il 10,3% da finanziamenti privati, ovviamente alcune strutture usufruiscono di più d’una tipologia. Musei e strutture similari delle aree interne della Sardegna si distinguono rispetto a quelle di molte altre regioni per una serie di supporti digitali e attività offerte al pubblico parallelamente alla proposta culturale. Tra i supporti alla visita disponibili, in particolare, il 33,7% propone video e touch-screen, il 28,1% QR code e sistemi di prossimità, il 25,3% allestimenti interattivi, ricostruzione virtuale, realtà aumentata. In tutte le categorie indicate, le strutture culturali delle aree interne dell’Isola hanno un’offerta superiore rispetto alla media nazionale delle pari strutture. In aggiunta, i musei sardi offrono ulteriori esperienze al pubblico, quali visite guidate (93,8% delle strutture, media nazionale 87,6%), spettacoli dal vivo e animazione culturale (54,5% delle strutture, media nazionale 46,1%), laboratori didattici (50,6% delle strutture, media nazionale 44,8%). Per cercare di valorizzare i luoghi della cultura delle aree interne, l’Istat ha prodotto una graduatoria della tipologia di servizi e attività strategiche sulle quali le strutture sarebbero disposte ad investire. Dall’osservazione dei dati emerge che il 44,9% delle strutture della Sardegna investirebbe in campagne di comunicazione e informazione per attrarre più visitatori. La seconda attività strategica su cui puntare per valorizzare l’offerta culturale è l’organizzazione di manifestazioni ed eventi, indicata dal 33,7% delle strutture, segue la necessità di interventi di ristrutturazione e/o di adeguamento degli impianti, indicata dal 27% delle strutture. A livello di governance regionale, dal mese di gennaio 2025 è stata avviata la nuova Programmazione Territoriale, nell’ambito della nuova politica di coesione Italia 2021-2027 cofinanziata dall’Unione europea. Il Programma prevede oltre 400 milioni di euro di risorse, la maggior parte delle quali, oltre il 61% del totale, per interventi di valorizzazione ambientale e culturale. Per fare il punto sull’avanzamento delle iniziative e programmare i nuovi interventi della Programmazione Territoriale, la Regione Sardegna ha avviato un ciclo di incontri territoriali con le amministrazioni locali, i partner privati e la società civile. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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