Negli ultimi anni, il tema dei fringe benefit ha acquisito sempre più rilevanza nel panorama lavorativo italiano. Con l’entrata in vigore della legge di Bilancio 2025, i datori di lavoro hanno la possibilità di offrire ai propri dipendenti un rimborso delle utenze domestiche, come luce, gas e acqua, direttamente in busta paga. Questa misura non solo rappresenta un aiuto concreto per i lavoratori, ma si configura anche come un’opportunità strategica per le aziende, che possono così rendere le proprie offerte lavorative più competitive senza dover affrontare aumenti salariali strutturali.
I fringe benefit, che includono il rimborso delle utenze, sono esentasse fino a una certa soglia, rendendoli particolarmente vantaggiosi sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Attualmente, il limite di esenzione annua è fissato a 258,23 euro, ma per i lavoratori con figli a carico, questa soglia può arrivare fino a 3.000 euro. È importante notare che, se il valore dei fringe benefit supera tali limiti, l’intero importo sarà considerato nel reddito, annullando i vantaggi fiscali. Pertanto, è fondamentale che le aziende gestiscano con attenzione queste agevolazioni.
Per poter beneficiare del rimborso delle utenze in busta paga, i datori di lavoro devono acquisire la documentazione necessaria, che include le fatture delle spese sostenute o una dichiarazione attestante il possesso della documentazione. Inoltre, è essenziale evitare che lo stesso rimborso venga richiesto da più datori di lavoro, per cui è richiesta una dichiarazione di atto di notorietà. Questa procedura garantisce che il rimborso sia legittimo e conforme alle normative vigenti.
Oltre al rimborso delle utenze, la legge ha ampliato la lista dei fringe benefit, includendo anche il rimborso del canone di affitto e gli interessi sui mutui. Queste misure sono state introdotte per supportare i lavoratori, in particolare quelli trasferiti per motivi di lavoro, e rappresentano un ulteriore passo verso una maggiore flessibilità e attenzione alle esigenze dei dipendenti. Con un contributo annuale che può arrivare fino a 5.000 euro per il rimborso dell’affitto, le aziende possono dimostrare il loro impegno nel sostenere i propri lavoratori.
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