Scopri le opportunità e le sfide della riforma del reclutamento nella pubblica amministrazione.
Il governo Meloni ha presentato un decreto che promette di rivoluzionare il reclutamento nella pubblica amministrazione, con l’obiettivo di attrarre giovani tecnici digitali. Questo provvedimento, atteso con interesse, prevede che i concorsi pubblici non siano più gestiti dalle singole amministrazioni, ma direttamente dal ministero della Pubblica amministrazione. Una novità significativa che potrebbe semplificare e rendere più efficiente il processo di assunzione.
Tra le principali innovazioni, il decreto stabilisce che il 10% delle assunzioni sarà riservato a candidati in possesso di diplomi di specializzazione per le tecnologie applicate, rilasciati dagli Istituti tecnici superiori (Its Academy). Questa misura è stata pensata per colmare il gap di competenze digitali nella pubblica amministrazione e per abbassare l’età media dei dipendenti statali. Tuttavia, i sindacati esprimono preoccupazione, temendo che si crei un nuovo esercito di precari, costretti a ripartire da zero senza garanzie di continuità.
I sindacati hanno sollevato forti critiche nei confronti del decreto, evidenziando che il sistema di reclutamento potrebbe penalizzare i precari che hanno già svolto ruoli essenziali nella macchina amministrativa. Florindo Oliverio, segretario nazionale della Funzione pubblica Cgil, ha dichiarato che il nuovo sistema costringerà molti a ricominciare da capo, mentre la UilPa ha messo in evidenza il problema delle retribuzioni, tra le più basse in Europa. Un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, ad esempio, guadagna tra i 15 e i 17 mila euro in meno rispetto a un collega europeo, creando un divario inaccettabile.
Il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha sottolineato l’importanza di rendere il lavoro pubblico più attrattivo per i giovani, ma le misure proposte devono affrontare sfide significative. È fondamentale che il governo consideri anche le richieste di assunzione degli idonei, evitando di bandire nuove procedure concorsuali prima di aver dato opportunità a chi ha già superato i test. Negli ultimi otto anni, solo il 49% delle assunzioni è stato effettuato rispetto ai posti messi a concorso, evidenziando un sistema di reclutamento che necessita di una profonda riforma.
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