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Infortuni, Fara (Eurispes): “Scarsa sicurezza realtà allarmante, denunciata da 33,8% lavoratori”

(Adnkronos) – Secondo le ultime rilevazioni dell’Eurispes il lavoro nero è una realtà diffusa: al 40,5% dei lavoratori è successo almeno una volta di lavorare senza contratto. Accanto a questo dato un terzo dei lavoratori denuncia la mancanza di sicurezza sul lavoro. Il 33,8% dei lavoratori afferma di aver lavorato in condizioni di scarsa sicurezza come ambienti non a norma, lavoro rischioso, ecc. L’insicurezza sul lavoro è una realtà allarmane soprattutto nelle Isole (40%) e al Sud (39%). “In uno studio che risale al 2007 – sottolinea all’Adnkronos/Labitalia il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – l’Eurispes aveva mappato gli incidenti occorsi sul lavoro e i dati restituivano uno scenario tale da poter parlare di più morti per lavoro che per una guerra. Infatti segnalavamo che dall’aprile del 2003 (anno di inizio della 2° Guerra del Golfo) all’aprile 2007 i militari della coalizione che hanno perso la vita durante le operazioni belliche erano stati 3.520. I morti sul lavoro in Italia dal 2003 all’ottobre del 2006 erano stati invece molti di più: 5.252”.  “Ancora oggi – avverte – questo rapporto in termini numerici non sembra aver subito un miglioramento decisivo. Segno questo che resta molto da fare per garantire ai lavoratori la sicurezza necessaria nei luoghi nei quali il lavoro si svolge. In questo senso, il ruolo e la presenza dello Stato, anche attraverso aiuti alle imprese, è fondamentale”.  “Nel 2024 stando ai dati Inail – spiega Eurispes – in Italia si sono verificati 1.090 infortuni mortali sul lavoro con un incremento del 4,7% rispetto al 2023; le denunce di infortuni sono state 589.571. Questi numeri devono essere messi a confronto con il numero di occupati che secondo l’Istat, a gennaio 2025, sono in Italia pari a 24 milioni 222mila unità.  “Le disposizioni relative alla sicurezza sul posto di lavoro – spiega – sono numerose e molto dettagliate. Accanto alle leggi dello Stato esistono una serie di regolamenti e norme antinfortunistiche emanati dagli enti assicurativi competenti. Quest’ultime riguardano in particolar modo specifici settori economici e particolari professioni. Infine, vi sono una serie di disposizioni che regolamentano l’uso di strumenti, apparecchiature, particolari sostanze nel ciclo produttivo e l’impiego di determinate categorie di lavoratori. A fronte di una così dettagliata legislazione il numero di incidenti (1 ogni 41 lavoratori) e quello delle morti (1 ogni 22.222 addetti) rappresenta una vera e propria emergenza sociale”.  “La quantità del numero di infortuni – prosegue Fara – potrebbe essere contenuta aumentando il numero e la qualità dei controlli e, allo stesso tempo, attuando una efficace politica di prevenzione che faccia leva su aspetti quali la formazione e lavorare su una maggiore comprensione dell’importanza del rispetto delle procedure. Questi accorgimenti non devono però riguardare solo il lavoratore, ma devono entrare a far parte delle pratiche messe in atto dall’impresa ed essere anche accolti e recepiti in maniera profonda dagli stessi datori di lavoro. E’ vero anche che il nostro tessuto imprenditoriale è quasi totalmente rappresentato da imprese di piccole e medie dimensioni, dove è forse più difficile introdurre la cultura della sicurezza, soprattutto quando questa rappresenta anche un fattore legato allo stato delle imprese. Pensiamo ad esempio a quelle realtà imprenditoriali che versano in uno stato di crisi, difficilmente investiranno nella tutela e nella sicurezza dei lavoratori poiché non avranno risorse da dedicarvi. E’ vero poi che gli incidenti avvengono in misura maggiore in particolari settori che sono considerati ‘a rischio’, come ad esempio l’edilizia o l’agricoltura. Possiamo dire inoltre che lavoro nero e infortuni sul lavoro sono due elementi che spesso si sovrappongono”. —lavoro/datiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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