Il governo italiano esplora la settimana lavorativa corta per i pubblici dipendenti.
Il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, sta attualmente valutando l’introduzione di una settimana lavorativa corta per i dipendenti pubblici. Questa iniziativa, proposta dall’Aran, mira a riorganizzare il lavoro mantenendo le 36 ore settimanali, ma distribuite su quattro giorni anziché cinque. L’idea è di consentire ai lavoratori di godere di un giorno libero in più, senza alcuna riduzione salariale.
Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, ha espresso ottimismo riguardo ai potenziali benefici di questa riorganizzazione. Secondo Naddeo, una settimana lavorativa di quattro giorni potrebbe migliorare l’equilibrio tra vita privata e lavoro, aumentando la soddisfazione dei dipendenti. Tuttavia, è fondamentale pianificare attentamente l’implementazione per garantire che la continuità dei servizi pubblici non venga compromessa. Ogni amministrazione avrà la libertà di decidere se adottare questa nuova modalità di lavoro, sperimentando soluzioni flessibili per evitare disagi ai cittadini.
La settimana lavorativa corta non è un concetto nuovo a livello internazionale. Paesi come l’Islanda e gli Emirati Arabi Uniti hanno già avviato esperimenti simili, con risultati positivi in termini di produttività e benessere dei lavoratori. In Islanda, dal 2015, circa 2.500 dipendenti pubblici hanno partecipato a un programma che ha portato a una riduzione delle ore lavorative senza diminuzione salariale. Anche il Regno Unito ha avviato un vasto esperimento coinvolgendo oltre 3.000 dipendenti, dimostrando che una settimana lavorativa più corta può portare a un aumento della produttività.
Attualmente, l’orario standard nella Pubblica Amministrazione italiana è di 36 ore settimanali distribuite su cinque giorni. L’introduzione della settimana corta, se approvata, potrebbe rappresentare un cambiamento significativo nella cultura lavorativa italiana. La proposta è attualmente in discussione e, se accettata nel rinnovo del contratto Funzioni Centrali 2022-2024, potrebbe entrare in vigore già nel 2024. Tuttavia, è necessario un accordo definitivo tra l’Aran e i sindacati per procedere con l’implementazione.
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