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I 70 anni di Roberto Maroni. Gibelli: ‘Un uomo senza rimpianti, non perdeva mai la speranza’

(Adnkronos) – Un rapporto di amicizia di oltre trent’anni. È quello che lega l’ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, scomparso il 22 novembre 2022, e il presidente di Fnm Andrea Gibelli. Il 15 marzo 2025 Roberto Maroni avrebbe compiuto 70 anni. Un’amicizia nata quando Bobo Maroni era segretario provinciale della Lega di Varese, attorno al 1990. 
Come vi siete conosciuti?
 
Andrea Gibelli: Ai tempi la Lega stava strutturandosi per le elezioni politiche del 1992, in un momento storico segnato dalla caduta del pentapartito, dopo Tangentopoli. Io avevo 22 anni e seguivo la Lega fin dal 1986, quando ne avevo 19. Ero tesserato dal 1987 quando in provincia di Milano eravamo in 20. Un movimento così piccolo che ci si conosceva tutti.  
Come descriverebbe il vostro rapporto?
 
Andrea Gibelli: Il nostro rapporto si è intensificato quando abbiamo iniziato a lavorare insieme. Nel 2005 ero capogruppo alla Camera e lui ministro del Welfare. Abbiamo fatto molte cose assieme. Poi, nel 2006, lui è diventato capogruppo e io vicecapogruppo vicario. Quando nel 2013 ha vinto le elezioni regionali diventando presidente della Lombardia, essendo io l’unica persona che avesse un rapporto stretto con la macchina regionale mi ha chiesto di avere un ruolo tecnico per favorire la transizione da 18 anni di Roberto Formigoni a un nuovo presidente. È stato un inizio completamente nuovo.  
Cosa ricorda più di lui?
 
Andrea Gibelli: Una volta, al Forum Ambrosetti a Cernobbio, ci siamo seduti su due sdraio a guardare il lago. E lì ci siamo detti: "Sono 30 anni che ci conosciamo e un momento così non l'abbiamo mai passato. Abbiamo sempre parlato di politica". E mi ha particolarmente colpito una cosa che mi ha raccontato. Roberto mi disse: "Non faccio più politica ma sono un uomo arrivato. Ho fatto il ministro, adesso scrivo libri, vado in barca, faccio il relatore. Sono arrivato". Era un uomo senza rimpianti. Spero di arrivare come lui. Magari qualche rimorso sì, ma Roberto era proprio un uomo senza rimpianti. Dopo un mese e mezzo mi ha detto che aveva un tumore. Una cosa che mi ha agghiacciato perché ci eravamo visti tante volte, cene e incontri per 30 anni. Era una persona piacevole, ma la maggior parte delle volte in cui ci incontravamo si parlava di lavoro, della Lega, di politica e tante altre cose. Poi mi sono trovato quel giorno dove non avevamo bisogno di parlare di nulla e abbiamo discusso di quello che lui avrebbe voluto fare da persona senza rimpianti. Faceva le cose che aveva scelto di fare, teneva ai suo libri, al suo ruolo di opinionista.  
Maroni era anche musicista, c'è qualche episodio a riguardo che le va di raccontare? 
Andrea Gibelli: Lui suonava l’organo Hammond con i Distretto 51, gruppo soul/blues. Erano tanti, creavano un atmosfera incredibile con i coristi, tre chitarre e fiati. Bobo viene ricordato più come trombettista che pianista, ma è un falso storico. Fu tutto frutto di un equivoco. Passò per caso dall’organo a questa tromba e fece finta di suonarla. Solo che andò su tutti i giornali con quell’immagine e non riuscì più a togliersi questa eredità di dosso. Il pubblico non tradizionale della sua musica, fuori Varese, gli chiedeva sempre perché avesse cambiato strumento. E lui ogni volta ripeteva “No, guardate che io suono sempre l’organo”. Questo è il ricordo che ho di lui. Era un grande uomo delle istituzioni, ma al di là di questo, era una persona piacevole che faceva notare anche le parti di sé che non erano legate alla politica. Ad esempio, quando ha attraversato l'Atlantico in barca, nel 2018. Era una persona che sapeva vivere appieno la vita. 
Che eredità ha lasciato Roberto Maroni?
 
Andrea Gibelli: Quando sono andato alla messa del suo funerale, uno dei figli ha detto una cosa che mi ha particolarmente colpito. Quando tornavano tardi, li aspettava sempre sul divano. Era il suo modo di vederli. Mi ha fatto riflettere su come anch'io faccia lo stesso con le mie figlie. Roberto Maroni ha incarnato il valore di inseguire un sogno e costruirlo. Tutti abbiamo dei sogni, ma pochi riescono a costruire i mattoni per avvicinarsi a quel sogno. Bobo era come il Conte di Montecristo: non perdeva mai la speranza. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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