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Guerra dei dazi. Giovanna Ricuperati (Confindustria), ‘regna incertezza, se porta si chiude non entra più merce’

(Adnkronos) – La guerra dei dazi tra Stati Uniti ed Europa si fa sempre più tesa.  E la Lombardia, leader nelle esportazioni verso gli Usa e principale piazza economico-finanziaria del Paese, rischia di subire le maggiori conseguenze. 
"L'incertezza regna sovrana e questo lascia spaesate le aziende, c'è una preoccupazione importante" secondo Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo
. Ogni chiusura di quello che la presidente definisce "un pezzo di mondo importante" porta con sé ripercussioni. "Se si chiude quella porta la merce non entra più" incalza. Trump utilizza i dazi come strumento negoziale e la Lombardia non può stare a guardare, ma cercare nuove opportunità in mercati come Medioriente, Asia e Sudamerica. 

Nel 2023 le esportazioni lombarde verso gli Stati Uniti sono state pari a 14,2 miliardi di euro (dati Centro Studi Assolombarda ndr) pari all’8,7% del totale, classificando il Paese come primo partner commerciale extra-europeo per la Lombardia e terzo a livello globale, dopo Germania e Francia. La quota è scesa all’8,2% nei primi nove mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, registrando un calo di 203 milioni di euro.  Il tycoon “ha un approccio imprevedibile alle relazioni internazionali, alternando minacce e adulazioni” in quella che potrebbe essere una distorta politica negoziale. L’escalation di quelle che l’Oecd (l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo) chiama ‘trade restrictive measures’ (azioni che influenzano lo scambio di merci, servizi e finanze) porterebbe a una caduta del pil globale dello 0,3%, mentre l’inflazione potrebbe crescere dello 0,4% l’anno, secondo una recente pubblicazione. I dazi vengono utilizzati da Trump come elemento negoziale. “Quello che accade sui dazi si riverbera su inflazione e tassi di cambio – sottolinea Ricuperati -. Se il presidente Usa agisce sul tasso di cambio rende più interessanti le nostre esportazioni”. Quello statunitense è un mercato molto importante per l’export lombardo che riconosce un ‘premium price’ ai prodotti made in Italy. Negli ultimi anni “abbiamo investito molto per lo sviluppo del made in Italy negli Usa. Abbiamo circa 400 aziende nella manifattura che hanno sede all’estero, 135 hanno controllate negli Stati Uniti” aggiunge.  Ma la bilancia commerciale, se analizzata, favorisce gli Stati Uniti. Secondo i dati pubblicati da Assolombarda, nel 2022, in media, le imprese americane che hanno esportato in Italia hanno subito una tariffa dell’1,1%; quelle italiane esportatrici negli Usa hanno fronteggiato dei dazi medi del 3,1%. Il quadro a livello di settori e singoli prodotti è molto più variegato: nel complesso. Il 51% di tutti i prodotti scambiati tra i due paesi è soggetto a tariffe superiori in Italia, soprattutto per quanto riguarda i settori della gomma-plastica (per il 70% dei prodotti), dei trasporti (69%), dell’agroalimentare, della chimica e farmaceutica (67%), e della meccanica ed elettronica (59%). Settori che contano un maggior numero di prodotti che potrebbero subire aumenti tariffari nel caso di imposizione di dazi reciproci: le merci su cui verrebbero innalzate le tariffe valgono circa 32 miliardi di dollari.Esistono però forti discrepanze a livello settoriale. Ad esempio, moda e agroalimentare sono tra i settori con l’export più esposto verso gli Stati Uniti, ma già subiscono dazi che oscillano tra il 5 e il 10%.  La presidente di Confindustria Bergamo ricorda l’importanza della flessibilità e della reattività, monitorando i cambiamenti così da essere meno dipendenti da pochi mercati. La ‘trade war’ spinge a cercare opportunità nuove in mercati ancora poco esplorati. “Puntiamo al Medioriente, all’Asia e al Sudamerica. Sono territori dove si stanno mettendo in campo partnership rafforzate anche a livello europeo. Dati incoraggianti li vediamo da mercati come quello messicano, indiano e degli Emirati Arabi” afferma. È “fondamentale” che l’Europa prosegua il suo lavoro in questa direzione con l’obiettivo di nuovi accordi commerciali per aprire ulteriori opportunità di mercato.  “Dazi portano dazi e chiusure portano chiusure e in un’economia globalizzata come la nostra non si vedono miglioramenti in queste operazioni” spiega Ricueprati. L’incognita che persiste riguarda sempre l’atteggiamento di Donald Trump: “Non capiamo se stia giocando tutte le sue cartucce ora per poi risistemare i cocci, o se tira cannonate a destra e a manca” rimarca la presidente. Il proseguo di questo comportamento dipenderà molto dai risultati dell’economia americana dei prossimi mesi e di come influiranno sulle tasche dei cittadini statunitensi. “Da lì misure e barriere verranno riconsiderate” conclude. —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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