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Disturbi alimentari: parole da evitare per una comunicazione empatica

La crescente preoccupazione per i disturbi alimentari

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano un fenomeno in costante crescita, specialmente tra i giovani. Secondo il Ministero della Salute, queste patologie si caratterizzano per un comportamento alimentare disfunzionale e una preoccupazione eccessiva per il peso corporeo, accompagnata da una percezione alterata dell’immagine corporea. La situazione è allarmante, poiché i DCA non colpiscono solo le donne, ma anche un numero crescente di uomini, rendendo necessaria una maggiore sensibilità e attenzione da parte della società.

Il ruolo delle parole nella comunicazione

Le parole hanno un peso significativo, come ha sottolineato Tiziano Ferro in un suo celebre monologo. Frasi che possono sembrare innocue o addirittura benevole possono avere un impatto devastante su chi soffre di disturbi alimentari. È fondamentale comprendere che la comunicazione può influenzare profondamente la salute mentale e fisica di una persona. Pertanto, è essenziale evitare espressioni che possano alimentare insicurezze o peggiorare la situazione.

Frasi da evitare e alternative empatiche

È importante identificare le frasi da evitare in presenza di persone affette da DCA. Ecco alcuni esempi di espressioni da non utilizzare: “Sei dimagrita, stai molto bene”; “Oggi ho mangiato troppo, domani digiuno”; “Mangia un po’ di più, fallo per me”; “Alla tua età soffrire di un disturbo alimentare mi sembra eccessivo”. Queste frasi possono sembrare innocue, ma possono in realtà contribuire a una maggiore ansia e insicurezza. Invece, è utile adottare un linguaggio più empatico, come “Come ti senti riguardo al tuo cibo oggi?” o “Sono qui per te, se vuoi parlarne”.

La necessità di un supporto adeguato

Affrontare i disturbi alimentari richiede un approccio multidisciplinare che combina supporto medico e psicologico. È fondamentale che le persone che soffrono di DCA ricevano l’aiuto di professionisti qualificati. Tuttavia, spesso i pazienti non chiedono aiuto, e questo può portare a conseguenze gravi. La sensibilizzazione e l’educazione della società sono cruciali per riconoscere i segnali di allerta e intervenire tempestivamente. La comunicazione empatica gioca un ruolo chiave in questo processo, poiché può incoraggiare le persone a cercare aiuto e supporto.

Redazione

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