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Sicurezza a Milano, comandante vigili fuoco: ‘Così salviamo vite in città verticale’

(Adnkronos) – I vigili del fuoco come garantiscono la sicurezza dei cittadini in una Milano sempre più 'verticale', esposta a fenomeni estremi di maltempo e con appartamenti e uffici in cui si moltiplicano elettrodomestici e dispositivi collegati alle prese, responsabili di oltre la metà degli incendi di natura elettrica? A raccontarlo all'Adnkronos è il comandante dei vigili del fuoco di Milano Calogero Turturici, arrivato nel capoluogo lombardo l'autunno scorso, dopo esperienze a Bologna, Bergamo e Roma. "Milano però è una realtà unica e molto complicata", confessa a cinque mesi dall'inizio dell'incarico. Tra la "sfida di soccorso" in una città che ormai ha grattacieli ovunque e l'aggiornamento delle norme sui materiali di facciata, per evitare che si ripeta un incendio come quello che nel 2021 ha bruciato la Torre dei Moro, i vigili del fuoco fanno "ogni sforzo per assicurare la salvaguardia della vita umana, nostra mission istituzionale". Questo, nonostante un turnover che in una città cara come Milano porta a un ricambio costante del personale. La richiesta del comandante è che anche i cittadini facciano la loro parte per prevenire gli incendi, che – ricorda – "nella stragrande maggioranza dei casi gli sono di origine umana". Degli oltre 27mila interventi che nel 2024 hanno impegnato i vigili del fuoco di Milano, la metà ha riguardato ambienti di vita.  Comandante Turturici, è arrivato a Milano cinque mesi fa, che città ha trovato? 
Milano è una città complicata, un territorio che si sta sviluppando con una velocità non paragonabile a quella del resto d'Italia e noi dobbiamo cercare di inseguire questa evoluzione. Prima di venire qui ho lavorato a Bologna, Roma e Bergamo, ma Milano è una realtà unica in Italia, forse l'unica città europea di questo Paese. La risposta che il Corpo nazionale dei vigili del fuoco deve dare qui è molto particolare. E noi dobbiamo essere pronti alla sfida. Per i vigili del fuoco qual è la sfida principale a Milano? E' innanzitutto una sfida di soccorso, perché questa è la nostra mission istituzionale. A Milano abbiamo uno

skyline che non ha nessun'altra città d'Italia, con uno sviluppo in verticale unico. Questo comporta per noi l
'esigenza di essere pronti ad affrontare incendi e interventi in edifici alti, che sono più complessi rispetto a quelli tradizionali italiani. Faccio un esempio: con le autoscale non si arriva oltre i 50 metri, ma a Milano ci sono edifici più alti. Questo ci obbliga a rivedere l'intervento di soccorso per queste nuove realizzazioni. Questa è la prima sfida, ma non è l'unica, perché noi dobbiamo anche sostenere lo sviluppo in verticale della città
con le autorizzazioni di prevenzione incendi. Per poterle concedere agli edifici nuovi e alti, spesso progettati con tecniche molto sofisticate, noi però dobbiamo conoscerle e valutarle. E questa è la seconda sfida. Questo discorso ci riporta all'incendio della Torre dei Moro nell'agosto 2021. Che lezione vi ha insegnato? Ci siamo interrogati a livello nazionale, sono uscite prima delle linee guida e adesso una regola tecnica per le facciate, che prevede grossi limiti alla scelta dei materiali di finitura dei fabbricati. Prima, per tradizione, noi ci preoccupavamo di limitare la propagazione dell'incendio all'interno del fabbricato, anche perché nella costruzione tradizionale italiana si usano mattone e cemento, quindi gli edifici storici non hanno problemi di incendi di facciata. Il problema nasce dopo, con le nuove costruzioni di edifici alti e poi con i cappotti, la cui realizzazione è proliferata negli anni del Superbonus del 110 per cento. Con questi nuovi materiali è forse più facile che l'incendio si propaghi attraverso le pareti esterne piuttosto che in quelle interne degli edifici. Confidiamo che con le nuove regole tecniche di cui ci siamo recentemente dotati scenari tipo quello della Torre dei Moro siano notevolmente ridimensionati, anche se non impediti. Anche perché la norma si applica alle nuove costruzioni, non copre il periodo del Superbonus.  Quindi c'è chi dovrebbe essere spaventato? No, perché innanzitutto l'incendio deve capitare. E ricordo che nella stragrande maggioranza dei casi gli incendi sono di origine umana: qualcuno che ha sbagliato a utilizzare un'apparecchiatura pericolosa, non ha fanno una corretta manutenzione o l'adeguamento degli impianti. D'altra parte abbiamo una legislazione in cui gli amministratori condominiali arrivano fino alla porta di ingresso e dentro casa ognuno fa quel che vuole. Gli organi di vigilanza sulla sicurezza degli impianti (Comune e vigili del fuoco) su un grande territorio possono fare poco. E comunque se si insegue la sicurezza solo attraverso i controlli, è una guerra persa. Bisogna invece puntare sull'educazione del cittadino e promuovere una migliore cultura della sicurezza negli ambienti di vita. Se pensiamo che degli oltre 27mila interventi fatti dal Comando dei vigili del fuoco di Milano nel 2024, almeno la metà riguardano ambienti di vita, questo lascia pensare che sulla diffusione della cultura della sicurezza anti-incendio forse si fa troppo poco.  Comandante Turturici, quali raccomandazioni anti-incendio si sente di dare ai cittadini? Innanzitutto voglio ricordare loro che gli impianti che hanno in casa sono regolamentati da norme di legge che prevedono la manutenzione ordinaria. E non so in quanti sappiano che l'impianto elettrico va controllato ogni cinque anni. Poi ci sono le apparecchiature collegate all'impianto, che causano oltre la metà degli incendi di natura elettrica in città. Televisori, frigoriferi, pensiamo a quante apparecchiature abbiamo in casa, che usiamo senza prima leggere le norme di sicurezza. C'è anche chi installa un impianto fotovoltaico, ma poi si dimentica di fare la manutenzione. Il problema è proprio il mismatching

tra quello che dovrebbe fare il cittadino per essere sicuro e quello che sa di dover fare.

 
Come si può risolvere?
 

Noi
abbiamo un programma di diffusione della cultura della sicurezza anti-incendio sin dall'età scolastica, anche se purtroppo finché andiamo nelle scuole elementari ci vedono come eroi, già dalle medie non è più così. Poi facciamo i corsi ai lavoratori, che si traducono in condizioni di sicurezza aumentate anche negli ambienti di vita. Se il corso per la prevenzione anti-incendi lo facessero tutti i cittadini, si farebbe un enorme passo in avanti. Anche perché è vero che la distribuzione sul territorio nazionale dei presidi dei vigili del fuoco prevede un intervento in 20 minuti, ma in 20 minuti un principio d'incendio, se nessuno fa niente, smette di essere solo un principio. A quel punto sono inutili anche gli estintori che ci sono nei condomini e nei luoghi di lavoro. Non si può aspettare che arrivino i vigili del fuoco per usarli. Lei ha guidato il Comando di Bologna, affrontando le emergenze maltempo. Fenomeni estremi che si sono visti anche a Milano. Dobbiamo farci l'abitudine? Il problema del maltempo è diffuso sul territorio nazionale e ci dobbiamo abituare ai fenomeni acuti. Negli ultimi 3-4 anni i nostri interventi sono aumentati del 30%. A fronte di questo incremento, il nostro organico è leggermente cresciuto, ma non in modo proporzionale. Fino a oggi, con estremo sacrificio, siamo riusciti a far fronte all'impatto climatico sul territorio. Se però dovesse peggiorare, probabilmente andremo in estrema sofferenza. Detto questo, la nostra priorità è sempre la salvaguardia della vita umana, che riusciamo normalmente a garantire senza ritardi. Quelli che si possono allungare sono semmai i tempi per il ripristino della normalità e la messa in sicurezza del territorio". 
Comandante Turturici, che consiglio darebbe a un giovane che vuole diventare un vigile del fuoco?
 Questo è un mestiere difficilissimo, quindi bisogna avere veramente una forte convinzione per farlo ed essere consapevoli che si va a lavorare in una situazione di rischio, a cui tutti gli altri lavoratori non sono sottoposti. Non ti si chiede di venire a fare il 'lavoratore del posto fisso', ma ti si chiede di venire a salvare vite umane. Ma credetemi, dopo che si salva la prima vita, non ci si disinnamora più di questo mestiere e di questa divisa. Salvare bambini dalle macerie o da un incendio, cose che capitano a un vigile del fuoco, genera delle emozioni uniche.  Un vigile del fuoco guadagna a sufficienza per vivere in una città cara come Milano? Milano è una città straordinaria, ma impatta in maniera devastante sulla vita delle persone che hanno uno stipendio di base della pubblica amministrazione. Per chi guadagna 1.600/1.700 euro al mese è veramente difficile potersi stabilire qui. Infatti molti vigili del fuoco vengono qui con l'obiettivo di andarsene e il problema del turnover, diffuso in tutto il Nord Italia, a Milano è più spinto: a ogni mobilità, noi mediamente abbiamo cento persone che si spostano. Questo significa avere squadre giovani, che da un lato hanno una maggiore prestanza fisica, dall'altro hanno una minore conoscenza del territorio e una minore esperienza. E questa invece è preziosa in un territorio come Milano, che necessita di procedure d'intervento delicate, proprio per il suo skyline unico in Italia. Noi però lavoriamo e facciamo ogni sforzo per assicurare il meglio al cittadino. (di Alice Bellincioni) —[email protected] (Web Info)

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